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Focus professioni: un lavoro da Oss (Operatore socio sanitario)

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Il mestiere di Oss

© MeHere SXC

Forse stai pensando di intraprendere una carrierà nel settore del servizio alla persona... e allora perché non dare un'occhiata al lavoro di Oss? Cosa fa realmente un Operatore Socio Sanitario? Qual è il suo quotidiano?


Ce lo racconta, con grande passione e umanità, Gianluigi che, con le sue parole, riesce a trasmettere il senso di un mestiere che è anche una missione.



Per cominciare ci dai la tua definizione di “Operatore Socio Sanitario”?

Vediamo… l'Oss e' la figura professionale che opera in tutte quelle realtà cosiddette "di malattia", che siano gli ospedali, le C.R.A. per anziani, il servizio di Assistenza Domiciliare, le strutture per disabili psico fisici, ecc. E' chiaro, quindi, che l'Oss si trova ad affrontare ogni giorno la parte più delicata, debole e fragile della vita di una persona: la malattia (e con essa tutto ciò che ne consegue a tutti i livelli - personale, umano, sociale). Specialmente nel caso delle persone anziane, ogni giorno ci si deve confrontare con quella che è l'unica realtà che resta loro: quella della morte. Questo ti fa capire che il tuo compito, prima ancora che materiale è morale, psicologico.


Il mestiere di Oss, quindi, non è per nulla banale.



In cosa consiste il tuo lavoro (compiti più frequenti, responsabilità, ...)?

Per cominciare, opero da circa trent'anni in una Casa Residenza per Anziani. Principalmente mi occupo di assistenza diretta alle persone, in quanto i nostri residenti sono non autosufficienti. Oggi i residenti che si presentano alla nostra porta si dividono sostanzialmente in due realtà ben definite: gli allettati, completamente dipendenti, che necessitano della tua presenza per tutte le esigenze, oppure le persone affette da problemi di carattere psichico (Alzheimer o altre demenze). Il classico anziano autosufficiente che trenta anni fa veniva “internato” tra le mura dell'Ospizio oggi sta a casa con la badante o con il sostegno dell'Assistenza Domiciliare.


Mi occupo quindi di docce, cambio biancheria e, in generale, di tutto quello che serve per la cura del corpo e dell'alimentazione. Inoltre, come tutti gli Oss, mi trovo in una posizione di grande responsabilità: noi, infatti, siamo quelli con cui avviene il primo e i più frequenti contatti. Per esempio, durante l'igiene del mattino, siamo sempre i primi a notare se ci sono segnali di qualcosa che non va: queste persone spesso non sono più in grado di esprimersi ma ci sono dei segnali, degli atteggiamenti e dei modi di fare che ci mandano un messaggio.


Altri tipi di responsabilità riguardano le varie manovre di mobilizzazione letto carrozzina: basta un niente per provocare una spelatura o altro perché una persona anziana è come fatta di carta velina. Inoltre le ci vogliono giorni e giorni per guarire. Infine ci sono le responsabilità riguardanti la loro incolumità: stare attenti che non scappino, risolvere i “duelli”, non solo verbali, tra due residenti, ecc.



Come hai trovato il tuo primo impiego?

Nel 1984 la struttura aveva esposto due bandi di concorso pubblico: li feci entrambi ma mi classificai solamente col primo (per il secondo avevo frainteso l'orario in cui si sarebbe svolta la prova d'esame). Venni chiamato due anni dopo, nel Febbraio del 1986, in quanto la graduatoria era già stata esaurita. Quel primo anno lavorai per sette mesi, poi fui richiamato l'anno dopo (tramite ufficio di collocamento) e ci fecero fare il corso di A.D.B., ovvero Assistente Di Base, il famoso quarto livello, senza il quale non si poteva lavorare all'interno di nessuna realtà che riguardasse l'assistenza alle persone bisognose. Alla fine del 1987 fu fatto l'ultimo dei concorsi pubblici e arrivai terzo e il resto, come si dice, è storia…e che storia!.



La cosa che ti piace di più del tuo lavoro?

Il fatto di essere a contatto con tante persone ogni giorno, che siano i tuoi colleghi, i residenti, tutto quello che ruota loro intorno, la rete famigliare, le amicizie, anche il corriere che deve consegnare un pacco! La ricchezza di storie, di esperienze, di biografie che ti fai giorno per giorno, le storie di un sacco di vite difficili, in tempi tragici e tribolati, sono cose che ti portano a pensare, riflettere e ti rendono umanamente ricco e credo che questo non sia poco!


L'altra cosa riguarda il fatto che questa professione, a differenza di altre, ha determinati compiti che restano sempre quelli. Detto questo, posso assicurare che l'imprevisto dell'ultimo minuto e l'eccezione alla regola sono sempre dietro l'angolo e non ci si annoia certo! Un lavoro troppo diverso ogni giorno non farebbe per me.


Un'altra cosa che mi piace è che questa professione ti mette in competizione con te stesso perché  devi dimostrare a te stesso di essere all'altezza di tutte le situazioni che si presentano ogni giorno, di sapertela cavare, di vedere i problemi e di saper affrontare gli inconvenienti e le emergenze. In questo lavoro non è concesso abbassare la guardia perché stai sicuro che in quel momento qualcosa o qualcuno… ti scappa! E' una sfida quotidiana.



E quella che ti piace di meno?

Non saprei, forse il fatto che questa è la classica professione che si svolge nell'ombra, nessuno vede ciò che fai, con quale fatica, quale carico di lavoro si ha per fare in modo che tutto sia fatto, che le persone siano in ordine e presentabili, pronte a ricevere il mondo che entrerà da quella porta.


Diciamo che un esterno vede sempre il “prodotto” finito ma tutta la lavorazione per giungere al risultato finale resta proprio invisibile. Ciò mi mortifica un po' ma se ne è consapevoli e comunque quello che conta è che le persone siano contente, sappiano di non essere sole e che tu non ti tirerai mai indietro.



Cosa fai in una giornata tipo?

Al mattino si inizia alle sei con l'alzata delle persone, quindi igiene, docce, vestizione ma anche le perette programmate o quant'altro. Per questo motivo quando i due operatori partono col giro letti devono un attimo organizzarsi sui tempi e sui modi anche per non perdere tempo che non hai.

Alle 8.30 colazione gestita dalla Raa o da te. Finita la colazione si riparte per terminare gli ultimi allettati. Intorno alle undici uno prepara i tavoli per il pasto mentre l'altro porta in bagno i residenti che salgono dal salone animazione e dalla palestra. Preciso che i tempi sono sempre strettissimi. Dopo pranzo tutti a letto fino alle 15.


La professione dell'Operatore Socio Sanitario


Il pomeriggio inizia con l'Oss che fa un primo giro letti cambiando quelli che si riescono a cambiare da soli. Quando arriva l'altro/a Oss si cambiano gli altri. È previsto un giro bagno anche al pomeriggio (al mattino, solitamente, sono due) poi distribuzione merenda e poi nuovamente un operatore in salone mentre l'altro si occupa di accompagnare in bagno chi ha bisogno. Dopo cena, allettamento e notte. Un turno notturno da noi inizia alle 22 e termina alle 6.


Da un paio di anni sono al Centro Diurno qui iniziamo alle 7.30 con la partenza dell'operatrice che va a prelevare gli ospiti al loro domicilio. L'altro resta all'interno a ricevere chi arriva accompagnato dai famigliari o da volontari. Qui ci occupiamo anche di accompagnare i nostri residenti a eseguire visite mediche esterne. Il pomeriggio preleviamo le persone dai piani e le portiamo in salone o in palestra per le consuete attività. Alle 17.30, per circa un paio d'ore, usciamo con la macchina per riportare gli ospiti al domicilio di appartenenza. Una volta tornati sistemiamo le ultime cose, facciamo gli ultimi controlli di porte, serramenti, ecc. e alle 20 finisce il turno.



Quali sono, secondo te, le competenze/attitudini indispensabili per fare questo mestiere?

Principalmente ci vuole grande pazienza, umiltà, consapevolezza della realtà a cui vai incontro, sapere che non è semplice perché dovrai affrontare il cammino più difficile con le persone che andrai ad assistere in quanto l'unico futuro di un anziano è la morte. E questo per chi ha ancora la fortuna di poter pensare con la propria testa e quindi lo sa. La tua missione è proprio questa, portare positività laddove ogni speranza è veramente perduta.


Sapere che ti confronterai con le demenze, gli Alzheimer, gli psichiatrici, con persone che continueranno a chiamarti ininterrottamente per tutto il turno, spesso chiedendoti cose che non hanno senso e questo per sei ore: siete pronti per questo? Bisogna quindi sapere se, dentro si sé, si hanno sufficienti sacche di resistenza psico-fisica. Il problema con la malattia mentale, è proprio questo: che non si può mai determinare un certo modo di porsi e di comportarsi che non faccia, per ragioni oscure, arrabbiare l'assistito.


Insomma, serve una grande forza morale perché queste situazioni le vivrai e dovrai affrontarle tutti i giorni e certi giorni vorresti essere nato ricco!
Inoltre servono un grande senso della responsabilità e del sacrificio perché a volte ti capita di dovere rifare su una persona lo stesso lavoro che avevi fatto appena mezz'ora prima e può sempre capitare un imprevisto che manda all'aria tutto il programma e i tempi di quel turno.

Questo è un lavoro che non ti risparmia, che ti chiede ogni giorno tutto te stesso: quando timbri l'uscita sei come un distributore di benzina senza più benzina.



Il mestiere di Oss, secondo te, sta evolvendo? In che direzione?

Il 1986, l'anno in cui ho iniziato, è stato davvero uno sparti acque, perché stava cominciando a tramontare la realtà della Casa Di Riposo come fino ad allora era stata concepita e gestita per trasformarsi in Casa Protetta (da quel momento sarebbero arrivati gli psichiatrici, i disabili psico-fisici, persone colpite da emiplegie o tetraplegie). L'orizzonte delle realtà di malattia si stava allargando e, quindi, anche le persone che avrebbero dovuto prendersene cura dovevano essere formate.


All'epoca l'Oss si chiamava semplicemente assistente o ausiliario socio assistenziale ed era una persona che proveniva da realtà professionali totalmente fuori da questo contesto e che, come tutti, doveva pur fare un lavoro. Queste persone hanno dovuto quasi inventarselo questo mestiere e tutto era basato sul buon senso e sugli strumenti che si avevano allora. Per esempio: oggi abbiamo almeno cinque tipi di pannolino diversi e sappiamo cosa vuol dire avere questo strumento e poterlo anche scegliere; trent'anni fa il pannolino era una specie di lenzuolo che chiamavano traversa la quale serviva anche a essere messa sopra la tela cerata sul letto degli incontinenti.


Oggi, rispetto ad allora, credo che l'Oss sia una persona diversa e la sua evoluzione è dovuta alla formazione che ha fatto di noi dei professionisti più consapevoli e preparati. Nel frattempo è migliorata anche la qualità del lavoro (oggi abbiamo i sollevatori che allora non c'erano, abbiamo barelle doccia che ci permettono di lavare anche allettati permanenti, abbiamo vari ausili per spostare nel letto le persone, ecc.).


Sul futuro della nostra figura sinceramente non saprei dire perché l'Oss esiste per svolgere determinate mansioni che non cambiano. Nella realtà ospedaliera l'Oss viene ora impiegato anche come aiuto all'infermiera: questa funzione non esisteva fino a qualche anno fa.



Che consiglio daresti a una persona che sta pensando di fare questo mestiere?

Il consiglio è quello di essere consapevole di questa scelta perché, come ho già detto, questa professione é una sfida con te stesso, con le tue capacità, con le tue risorse, con il tuo carattere. È un lavoro di grande fatica e, allo stesso tempo, di grande pazienza, umiltà e spirito di sacrificio, di adattamento, di lavoro di squadra, di capacità di sapersi confrontare con gli altri senza cercare di prevaricare e senza dimenticare che la missione è una e uguale per tutti. Bisogna avere piena coscienza del proprio ruolo, delle proprie responsabilità e del fatto che sia un lavoro svolto nell'ombra nonostante sia così primario, così basilare ed essenziale. Non troverai mai nessuno all'uscita a farti gli applausi.



C'è qualcosa che vorresti aggiungere?

Buon lavoro e buon studio a tutti!


Grazie Gianluigi per averci parlato in modo così dettagliato del mestiere di Oss: sicuramente molte persone si rispecchieranno in quanto dici e molte altre avranno le idee più chiare sui compiti di questo professionista.

Buon lavoro!



il 10/09/2015

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3 commenti

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Io credo che per il tipo di lavoro è sottopagato...

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BELLISSIME PAROLE,FARE IL NOSTRO LAVORO CI VUOLE AMORE E TANTA PASSIONE.DARE SICUREZZA AFFETTO HAI NOSTRI CARI OSPITI...

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Caro collega è tutto vero cio che hai scritto purtroppo nelle mia regione nn ci sono tante opportunità lavorative.Io circa 10 anni fa ho intrapreso qst missione e tuttora continuo a dare la mia professionalita umanita e responsabilita verso chi è meno fortunato o si appresta a finire il suo percorso di vita.Chi fa qst lavoro nn si aspetta di ricevere applausi ma almeno quel rispetto e considerazione che il comune regione e governo nn applica a qst figura professionale tralaltro di primaria necessita.Spero solo che in futuro qst cambi e che si dia piu importanza a qst lavoro e soprattutto che si riesca ad avere fondi x poter poi assumere sia nel pubblico che nel privato.Cordiali saluti

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